legamento crociato

La rottura del legamento crociato è un brutto affare, ma se sei un giocatore di calcio è un pessimo affare. Eppure chi gioca a livello professionale a questo sport ha già messo in conto quest tipo di infortunio che, negli ultimi anni, è diventato sempre più frequente. Ma com’è il recupero dopo l’incidente? Dipende da tanti fattori purtroppo. Se dovessimo fare una stima generale potremmo dire con assoluta certezza che il recupero è ottimo, ma appunto, si tratta di considerare diversi fattori, tra cui l’età del giocatore infortunato, il tipo di impegno calcistico del giocatore, e non da ultimo l’osservazione dei tempi di riposo.

Cosa dicono i numeri

Per capire la portata del fenomeno dobbiamo assolutamente partire dai numeri. Gli sportivi che incorrono nella rottura del legamento crociato sono l’86%, di questa cifra, ben il 50% sono calciatori. Ma perché? Non si tratta, ovviamente, di una casualità. Se a incorrere in questi tipo di infortunio sono tra tutti gli sportivi proprio i calciatori, c’è naturalmente un perché. La causa principale sono certamente le eccessive sollecitazioni di questo legamento, e non si tratta quindi solo di una causa imputabile agli infortuni muscolari. Ma se si tratta di un problema di eccessiva sollecitazione, lo si deve al fatto che i giocatori, attualmente, sono troppo impegnati rispetto a quelli che sono i tempi di riposo.

Troppi impegni per i calciatori

Spieghiamo meglio il concetto degli eccessivi impegni dei calciatori. Secondo il professor Pier Paolo Mariani, ortopedico e chirurgo a Villa Stuart, i professionisti di oggi disputano troppe gare e a velocità troppo alta. Questo provoca nelle gambe dei giocatori un’elevata sollecitazione del legamento crociato che, alla lunga, diventa pericolosa. La questione va poi spostata sul perché di tanti impegni quali partite di campionato con annessi allenamenti, partite con la nazionale con annessi allenamenti e partite per le coppe, con annessi allenamenti. Tutti questi impegni si traducono, solo parlando di partite, in circa 50 o 60 partite in un anno, un numero spropositato se viene rapportato a quelli che sono oggi i tempi di riposo per un calciatore. E così può capitare che il legamento crociato ceda. Certo, sarebbe sufficiente diminuire un po’ tali impegni, ma la cosa è pressoché impossibile dato che questi sono strettamente legati agli sponsor e alle dirette televisive.

Cosa succede quando il legamento crociato cede

rottura crociatoAbbiamo visto che la causa principale della rottura del legamento crociato è l’elevata sollecitazione, soprattutto quando si cambia frequentemente direzione e ad alta velocità, ma cosa causa nello specifico questo incidente? Generalmente si avverte un dolore intenso e subito dopo compare un gonfiore evidente, assieme a questo subentra una sensazione di cedimento e la limitazione funzionale dell’arto colpito. Ovviamente per avere la certezza si deve effettuare una diagnosi con esame clinico e anamnesi. Se questo problema viene effettivamente riscontrato, si può optare, a seconda della gravità, per una terapia conservativa o per l’intervento.

E qui subentra l’abilità del medico sia nel diagnosticare la portata del danno, sia nel fare la dovuta valutazione di tutti i fattori, tra cui anche l’età del paziente e, non di meno, l’uso che il paziente deve fare delle ginocchia, per cui se si tratta di un giocatore, il medico ha nelle sue mani la sua carriera professionale. Se si avverte uno solo di questi sintomi quindi si deve subito andare in un pronto soccorso o contattare una guardia medica privata senza sforzare l’arto.

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