Abbiamo ammirato grazie a Shevchenko. Il primo, quello del Milan, si è rivelato un fuoriclasse inarrestabile. Il sec ondo, dopo il trasferimento a Londra, sembrò aver dimenticato come si facesse gol.
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L’arrivo a Milano e l’esplosione del bomber
Nel 1999 un ragazzo poco più che ventenne fa il suo ingresso a Milanello. Lo scetticismo di alcuni addetti ai lavori non lo tocca e, appena inizia il campionato, Andriy inizia a piegare gli avversari come canne al vento. Al suo primo campionato italiano vince la classifica dei marcatori , cosa non semplice. Ma Scheva non è fatto per le cose normali. Dopo aver regalato ai tifosi rossoneri gol, gioie e vittorie, tra cui una Champions decisa proprio da un suo rigore nel finale contro i rivali bianconeri, colui che sarebbe diventato una leggenda, poiché vicina a raggiungere il record di Nordahl grazie al numero incredibile di gol segnati con i rossoneri, a un punto sceglie cambio squadra e nazione.Andriy parte in direzione Londra, per vestire la maglia del Chelsea del patron Abramovich. Il calcio, dunque, così come la vita è fatto anche di addii. Così, dopo sette anni a Milanello, Shevchenko decide di lasciare il Milan.
Delirante blues
Purtroppo per il Chelsea Andriy, dopo aver trascinato praticamente da solo la sua Ucraina ai quarti di finale dei Mondiali, fa il suo arrivo a Londra un po’ acciaccato ed entra in un tunnel fatto di prestazioni opache, di quelli che per uno come lui, quale fare gol è come respirare, sono difficili da affrontare. E infatti Shevchenko scivola ai margini del progetto di Mourinho e da quel momento non si riprende più. Si mette a giocare a golf, passione che non lo porta da nessuna parte, se non verso una depressione .
Il ritorno a casa
Sheva capisce che per salvarsi deve tornare a Milano. Silvio Berlusconi gli promette di portarlo in rossonero e invita Abramovich a parlarne. Così, mentre la sua Ucraina si prepara per l’Europeo del 2012, Andriy inizia ad attrezzarsi per il ritorno a San Siro .
Ma le cose non vanno come previste
Ma a Milano non tutti lo accolgono a braccia aperte. C’è chi lo accusa di aver abbandonato la squadra nel momento peggiore, in seguito allo scandalo di Calciopoli e con l’incubo della retrocessione in serie B dietro l’angolo. Questa nuova storia infatti inizia subito maschio . Lo si nota già nella prima di campionato, nella sfida di San Siro contro il Bologna, Andriy con tutte le forze che ha si lancia verso la porta. Per un attimo sembra aver recuperato la fluidità di un tempo. Poi, ecco che parte una sorta di replay della maledetta finale di Istanbul e Antonioli si trasforma Dudek, parando con la punta del piede. Chissà, magari con quel gol la storia sarebbe stata diversa.Fatto sta che lo Sheva-bis finisce ancor prima di iniziare.
Il ritorno alla Dinamo fine della carriera
Tornato in patria, nella sua Dinamo , Sheva non è più l’attaccante del ’99, ma si mette a disposizione della squadra e all’occorrenza si trasforma in centrocampista e persino in terzino. Tuttavia, quando la Dinamo non raggiunge la finale di Europa League, Sheva ci mette del suo, facendosi espellere contro il Braga. Ancora una volta, Andriy deve restare a guardare mentre i compagni perdono una grande occasione. Tiene duro fino agli Europei del 2012 , gli ultimi con la sua nazionale. Poi Andriy Shevchenko, uno dei bomber più forti della storia recente del calcio e Pallone d’oro, chiude una carriera ricca di trofei e con qualche rammarico. Ma lo fa a testa alta e sempre guardando avanti.